A più di un anno dall’inizio dell’epidemia non ci sono dubbi: sul Covid-19 c’è ancora tanto da dire. E da scoprire. Il direttore dell’OMS Europa, ha spiegato che dopo 12 settimane dal contagio da Covid-19, una persona su 10 non è in buona salute.
Stiamo parlando di ‘Long Covid’, cioè i sintomi che colpiscono in maniera diversa e a volte invalidante, un numero importante di pazienti, positivi al Covid 19, che non riescono a tornare alla vita normale dopo l’esito negativo del tampone.
Mettere in atto un processo di riabilitazione significa superare il Long Covid meglio e soprattutto prima. Per questo anche a Veroli, INI Città Bianca, è attivo un Ambulatorio integrato post covid – AIPC – che, ad oggi, ha avuto modo di gestire più di 850 pazienti. Numeri importanti che permettono con orgoglio a Fernando Lunedi, medico chirurgo, consulente per la medicina del Gruppo INI, perfezionato in Medicina di Emergenza, di fotografare un fenomeno in aumento, non solo in Ciociaria ma in tutta Italia.
Perché i pazienti si rivolgono al vostro ambulatorio ?
Perché, semplicemente, non si sentono bene. Perché i sintomi non sono svaniti con la negativizzazione al tampone molecolare che hanno effettuato. E neanche nelle settimane successive. All’Ambulatorio integrato post Covid di INI Città Bianca arrivano sia i ‘nostri’ pazienti, quelli dimessi dall’Unità Operativa di Medicina Covid, sia i pazienti del territorio ricoverati presso altre strutture, o che sono rimasti nel proprio domicilio perché asintomatici o hanno avuto un decorso senza ricovero. Concordo con la stima fatta dall’Oms Europa, rientra nelle statistiche che stiamo vedendo. A conferma, le molte richieste che giungono al nostro ambulatorio. Si tratta, certamente, di pazienti dimessi dopo una grave insufficienza respiratoria o una importante polmonite, ma anche pazienti che hanno avuto un’infezione definita paucisintomatica o asintomatica. I pazienti si rivolgono a noi perché si sentono, a livello clinico, in difficoltà. Non riescono proprio a spiegarsi perché non stanno bene. Il tampone finalmente è negativo, il Covid, quindi, è alle spalle, eppure sentono che qualcosa non va. Un malessere indefinito che, però, inficia pesantemente sulla loro qualità di vita.
A questo punto occorre fare chiarezza: cosa è il Long Covid ?
Il Long Covid è una entità nosografica, descritta dalla letteratura scientifica internazionale ma ancora poco studiata, che fa riferimento alle conseguenze o postumi da Covid. La patologia non si esaurisce nella positività al tampone, in quei 15/20 giorni in cui si è positivi. E’ una patologia sistemica che, anche a distanza di 120 giorni, può ancora dare degli strascichi. Ci sono segnali di allarme che sono oggetto di studio perché spesso invalidanti. I sintomi principali sono la sindrome della fatica cronica, i disturbi gastrointestinali, respiratori come la tosse e poi i problemi della visione. Attenzione, inoltre, ai sintomi di natura psicologica, come depressione, ansia, insonnia e uno stato di tensione costante. Alcuni pazienti lamentano disturbi dell’attenzione e dell’apparato osteoarticolare come mialgie o artralgie. Altri sintomi, molto fastidiosi, sono la perdita dei capelli e la desquamazione della pelle.
Nel superare il Long Covid, ci sono differenze tra il paziente che ha avuto bisogno di un ricovero e quello asintomatico o paucisintomatico ?
No, non ci sono differenze. Al nostro ambulatorio afferisce sia il paziente dimesso dopo un ricovero ospedaliero, sia il paziente del territorio che è stato in isolamento domiciliare perché asintomatico o poco sintomatico. Mi sento però di sottolineare che, nel caso dei pazienti che hanno seguito una terapia a domicilio, sotto sorveglianza telefonica, spesso del medico curante, sono pazienti che mai, va ribadito con forza il mai, sono stati visitati. Spesso arrivano da noi pazienti che, pur non avendo avuto sintomi durante la fase di positività, hanno sviluppato diversi sintomi nella fase post Covid. A conferma che la malattia non si esaurisce con la negativizzazione.
E’ possibile delineare l’identikit di un paziente tipo ?
Con oltre 850 casi studiati nella Unita Operativa di Medicina Covid posso affermare che non registriamo in questi primi giorni di lavoro differenze numeriche tra uomini e donne. La fascia di età media è tra i 45 e i 70 anni, ma segnalo la presenza a studio anche di giovani adolescenti così come di ultra 85enni. Sono pazienti che vengono dal territorio ciociaro, specialmente in questa fase critica per l’area di Frosinone, ma ora – vista la risonanza che sta avendo il nostro Ambulatorio – arrivano richieste anche da Latina e Roma Sud.
Come si accede all’Ambulatorio AIPC e in cosa consiste la visita ?
Al nostro Ambulatorio si accede con visita privata o in convenzione con il SSN, con impegnativa del medico curante per visita post Covid. Il paziente nella nostra struttura riceve una stadiazione della malattia. Perché il Covid è una malattia multifattoriale, certamente sistemica, con una grande variabilità clinica a seconda del paziente. Il nostro ambulatorio come approccio e servizio si propone di mettere sul piatto un “tailored treatment”, cioè un trattamento cucito su misura sul paziente, al quale viene affidato un percorso di follow up dedicato. Mi spiego. In base alla valutazione dei dati al momento della dimissione, in fase di pre-visita, assegniamo al paziente, grazie a schemi e diagrammi statistici, un punteggio di rischio clinico. Durante la visita in ambulatorio la scala di rischio viene aggiornata. In questo modo i pazienti possono osservare, in tempo reale, la progressione della malattia, il trend di miglioramento e dove sono posizionati. In modo da potersi riconoscere in un monitoraggio crescente o decrescente di gravità di patologia. Un’attività di interazione con il paziente importante supportata dalla più moderna diagnostica.
Quanto ci vuole per tornare a sentirsi bene?
I pazienti si sentono meglio da subito, oso dire. Perché l’Ambulatorio si pone come un punto fermo in una fase di grande spaesamento in cui si trovano questi pazienti. Sia quelli dimessi, sia quelli lasciati a domicilio. Si sentono bene da subito perché si sentono, intanto, presi in considerazione. Capiscono che non sono loro a dover far fronte a questo senso di malessere, seguendo indicazioni rintracciate in rete o con il passaparola. Diventano consapevoli che un ambulatorio integrato, preparato, dai numeri importanti ci si sta prendendo cura di loro di persona. Non sono soli. E non lo saranno per tutto il percorso di presa in carico.
Due consigli per aiutare a superare il post Covid
Per prima cosa è importante che il paziente post Covid, che non chiede l’aiuto di una struttura, si rivolga a un medico che lo segua in base alla peculiarità dei sintomi registrati. Sintomi, che ripeto, variano sensibilmente da paziente a paziente. E’ necessario porre massima attenzione a come era la qualità di vita del paziente prima del Covid e cosa è cambiato o sta cambiando nelle settimane dopo la malattia. Qualsiasi variazione tra il ‘prima’ e il ‘dopo’ va monitorato e posto all’attenzione del medico, sia esso di famiglia o di un ambulatorio integrato.
Il secondo consiglio è quello di un adeguato apporto dietetico. I pazienti prima, durante e dopo il Covid devono avere una alimentazione varia, per qualità e quantità, basata su verdura e frutta fresca e una abbondante idratazione. Assicurandosi, quindi, che l’apporto vitaminico e di oligoelementi sia importante e bilanciato. Attenzione particolare, per fare un esempio, al giusto apporto dei grassi insaturi, che non manchino mai e sostituiscano nel post-Covid le altre componenti lipidiche della dieta. Unica eccezione il latte vaccino intero fresco, 200 ml al dì sono imprescindibili.
Ambulatorio integrato post Covid di INI Città Bianca: una scommessa vinta
Ci tengo a sottolineare che l’Ambulatorio integrato post-covid è figlio diretto dell’Unità Operativa di Medicina Covid di INI Città Bianca. Un Ambulatorio nato dunque dal grande impegno e sinergia di un grande Primario il Dr Carmine Romaniello, di ottimi medici, di infermieri professionali , fisioterapisti e tutte le migliori figure amministrative e sociosanitarie legate al reparto.
Un’ Unità Operativa dove sin dalla prima ondata a oggi abbiamo avuto modo di trattare più di 850 pazienti. Numeri che ci permettono, grazie alla grande esperienza acquisita, di produrre lavori scientifici a ora in fase di realizzazione. Studi che, a mio avviso, saranno di grande utilità visto il peso scientifico dei dati prodotti. In questo senso, un encomio da parte mia alla lungimiranza e alla cura che la proprietà del Gruppo INI e la Direzione Strategica della Clinica Città Bianca ha avuto nel renderla possibile e nel proporla.