Malattie croniche e diagnosi precoci, il Direttore sanitario dell’Ini di Grottaferrata: “Non trascurate i controlli in tempo di Covid-19”
“La pandemia da Covid-19 ha creato, sta creando e creerà enormi problemi sanitari, economici e sociali per i prossimi 6-9 mesi. Fino a quando non sarà fatta una vaccinazione di massa che interesserà almeno i 2/3della popolazione, noi dovremmo combattere in modo serio con il Sars-Cov2. Per le caratteristiche che ha, quale malattia infettiva a trasmissione aerea, con la quale fatalmente veniamo a contatto, il nuovo coronavirus alimenta la paura allontanando le persone “sane” dalle strutture sanitarie, con tutti gli effetti negativi che ne conseguono”. Il dott. Michele Di Paolo, direttore sanitario dell’Ini di Grottaferrata, in un’ intervista rilasciata alla Voce dei Castelli mette in guardia dal rischio di trascurare le malattie croniche e di non sottoporsi agli abituali controlli periodici, inseriti in programmi di screening specifici come quelli del tumore della mammella o del carcinoma del colon retto e tanti altri.
“La medicina – sottolinea Di Paolo – ci ha insegnato che quanto è più tempestiva la diagnosi tanto maggiore è l’esito favorevole che ci si può aspettare dalle cure. Il danno maggiore lo fa chi ha già una malattia di tipo cronico-degenerativo, mi riferisco alle persone con un diabete mellito, con cardiopatie, scompenso cardiaco, persone con malattie dell’apparato respiratorio, reumatiche etc. Non monitorare costantemente le cure che si stanno facendo, con le analisi e le indagini strumentali, lascia la malattia ad un’evoluzione naturale che fatalmente va verso il peggioramento”. “Abbiamo qualche dato, – continua il Direttore sanitario – l’emoglobina aggregata per i diabetici è il parametro indicativo che ci dà le informazioni sul livello di compenso glicemico del paziente, più è alto questo parametro e peggiore è il compenso glicemico e quindi peggiore è il diabete. In questi ultimi 6 mesi, il valore medio dell’emoglobina aggregata nei diabetici è aumentata di un punto percentuale; per non fare i controlli periodici perché si ha paura di accedere alle strutture sanitarie, i pazienti con diabete continuano a fare la terapia che già facevano ma che necessariamente va rimodulata a seconda delle condizioni attuali, e peggiorano perché non viene adeguata la terapia e aumentano i danni organici. Per quanto riguarda l’insufficienza coronarica, sono aumentati i casi di infarto acuto del miocardo perché non monitorando il livello di cardiopatia ischemica, non si adegua la terapia e si va verso un peggioramento. Non curarsi per paura del Covid è l’errore più grave che si possa fare”.
Come si può tranquillizzare la popolazione?
“All’Ini abbiamo avuto un pregio, dai primi di marzo abbiamo cominciato a fare il tampone a tutti i pazienti sia al momento del ricovero che delle dimissioni, fatto da noi e processato presso i laboratori della rete Coronet seguendo le regole regionali, perché i fenomeni epidemici devono essere governati secondo le norme che vengono dall’istituzione che regolamenta la materia che in questo caso è la Regione Lazio. Abbiamo fatto la sorveglianza attiva: il tampone è stato fatto a tutti gli operatori sanitari e anche a quelli con un ruolo tecnico-amministrativo, poi sono arrivati i test sierologici e abbiamo fatto anche quelli a tutto il personale. Abbiamo ritenuto di monitorare e sorvegliare e abbiamo saputo governare la situazione anche perché quando abbiamo ricoverato le persone non le abbiamo mai messe insieme agli altri, quando è arrivato qualcuno al pronto soccorso positivo al Covid lo abbiamo gestito applicando la normativa regionale e lo abbiamo trasferito immediatamente in una struttura ospedaliera Covid. Questa organizzazione ha avvantaggiato sia il paziente, al quale è stato diagnosticato tempestivamente la malattia per essere curato prima, sia per la struttura, per il personale e gli altri pazienti perché si è evitata la diffusione del virus. Insieme ad altre azioni attive che facciamo sugli ambienti, oltre ai processi di pulizia e sanificazione standard delle strutture sanitarie, abbiamo applicato periodicamente la sanificazione attraverso la vaporizzazione di perossido di idrogeno e di argento. Inoltre, monitoriamo con esami culturali le superfici (comodino, tavolo su cui mangia il paziente, sedia, apparecchiature e strumenti di lavoro). Tutto questo ci ha permesso di non avere mai un episodio di diffusione del Covid all’interno della struttura, nonostante prendiamo pazienti dai pronto soccorso e abbiamo messo a disposizione i nostri posti letto per una migliore gestione possibile, perché sappiamo l’affollamento che c’è negli ospedali.
Ci teniamo, comunque, a sottolineare che non abbiamo avuto alcuna flessione della domanda, abbiamo avuto invece un aumento sia di prestazioni ambulatoriali che di ricoveri e aperto anche altri 20 posti letto di ricovero ordinario di medicina interna, autorizzati dalla Regione, per gestire meglio i pazienti che stanno in pronto soccorso , e questo ha aiutato le grandi aziende ospedaliere. All’Ini c’è una rete di assistenza di alta qualità e di sicurezza”.
(Francesca D’Atri per La Voce dei Castelli)